Feste da soli? I più fragili avranno bisogno di maggior sostegno

Natale con i tuoi? Dipende. Anche il vecchio adagio vacilla dinnanzi all’ultimo Dpcm che ha messo sotto l’albero (si fa per dire) un nuovo pacchetto di restrizioni alla possibilità di spostamento degli italiani durante le festività. Niente cenoni, assembramenti in strada interdetti, e poi controlli ferrei con pattuglie, elicotteri e droni dispiegati dal Ministero dell’Interno.

Ma quali ripercussioni emotive può avere vivere il Natale in questa anomala condizione di isolamento?

Gabriella Toscano, psicologa psicoterapeuta di Catania, associata al portale Psicologiaintribunale.it, avverte che i soggetti più fragili, che già vivono un disagio, sono quelli che potrebbero risentire maggiormente del cambiamento e che dunque necessitano di maggiore sostegno emotivo. Le ricadute riguardano però un po’ tutti, anche se con la creatività e la valorizzazione di ciò che abbiamo possono essere superate.

NON SEMPRE LO STRESS È NEGATIVO

Dal momento che la nostra tendenza non ci fa accettare ciò «a cui non riusciamo a dare un significato o un valore», spiega, «è importante che le persone possano dare un senso ai sacrifici che vengono ancora richiesti». È così – aggiunge – che si può evitare una reazione che può sfociare anche nel «minimizzare il pericolo o trasgredire le norme di sicurezza».

La Toscano sottolinea che «se in alcuni casi archiviare o negare le difficoltà può consentirci di mantenere un temporaneo equilibrio individuale, nella situazione attuale, queste difese possono fare pericolosamente perdere di vista il senso della comunità. In una situazione di pandemia la salute e le azioni di ognuno sono strettamente collegate a quelle dell’altro, e hanno ricadute non solo personali ma sulla collettività».

Persuadersi che restare a casa sia un comportamento utile alla collettività può aiutare emotivamente. Ma può anche non bastare. Le feste natalizie sono storicamente per molti occasione di viaggi. «Alcuni di noi hanno bisogno di allontanarsi fisicamente dai propri luoghi abituali per vivere a pieno una pausa ristoratrice», osserva la psicologa, e ciò è «salutare perché ci consente di ricevere stimoli diversi, e attingere da altre culture; allontanarsi aiuta a vedere da altre prospettive».

Non poterlo più fare, dunque, «può essere una situazione di stress». Tuttavia la Toscano ricorda che «lo stress non è sempre da intendersi come qualcosa di negativo, può indurci ad attivare altre risorse e possibilità, a vedere meglio ciò che abbiamo accanto e ciò che, seppur vicino, si può perdere di vista».

LA SFIDA DEI GIOVANI

Il discorso vale anche per i giovani, che quest’anno dovranno scordarsi il veglione di Capodanno. «I ragazzi delle nuove generazioni sono abili e tecnologici, sono creativi, sanno colmare la distanza attraverso le possibilità che le nuove tecnologie offrono», riflette l’esperta. «Certamente questa riduzione dei contatti sociali non va incoraggiata oltremodo e indubbiamente l’emergenza sanitaria ha rubato, soprattutto ai più giovani, del tempo da dedicare alle emozioni e vissuti sensoriali che solo il contatto corporeo e la vicinanza fisica possono dare».

Ad ogni modo, prosegue la psicologa siciliana, «rispetto ai giovani della loro età che nelle epoche passate hanno dovuto vivere ristrettezze e limiti imposti da emergenze e guerre, essi hanno nuove abilità e capacità con le quali potranno vincere questa sfida adattiva». Comunque, aggiunge, «sarà necessario certamente anche l’esempio degli adulti che sono i loro modelli di riferimento».

Ecco infine il consiglio della dott.ssa Toscano per vivere serenamente questo Natale atipico: «Valorizziamo ciò che abbiamo, ciò che possiamo, e non concentriamoci solo su ciò che non possiamo fare o essere. Diamo spazio alla creatività che ci permette di fare in modo nuovo ciò che abbiamo sempre fatto».

(Il Quotidiano del Sud, 21 dicembre 2020)